Nel cuore della meravigliosa terra salentina, tra Tricase e Tricase Porto, a due passi dalla chiesa sconsacrata della Madonna di Costantinopoli del 1648, si trova una leggendaria Quercia Vallonea ammantata di magia e fascino, che si staglia tra tipici muretti a secco, pini, lecci, uliveti e profumati campetti di mirto.

Ciò che ha reso celebre questo albero, un vero e proprio gioiello naturalistico del "Parco Regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase", è la sua imponenza: è certamente una delle querce più antiche dell'intera Regione Puglia, si pensa risalga infatti al XII secolo.

Le caratteristiche Quercia Vallonea e la sua storia

In maniera particolare, colpisce l’ampiezza dei suoi intricati rami e della sua folta chioma che dona un'ombra vasta e suggestiva e che è visibile da lontano. Sembra un vero e proprio monumento naturale, con il suo imponente tronco di quasi quattro metri e con la sua chioma che ricopre una superficie di ben 700 metri quadrati: si presenta come una vera cupola verde che attira numerosi visitatori italiani e stranieri.

Ovviamente, l’importanza della Quercia Vallonea è tale che è stata dichiarata Patrimonio dell'UNESCO e riconosciuta dal WWF, che ha introdotto la "Festa dei grandi alberi” proprio per difendere queste antichissime meraviglie della natura. Questa spettacolare pianta, inoltre, rientra nella lista degli alberi da proteggere e risulta essere l'albero simbolo del Salento e della Regione Puglia.

La quercia vallonea scientificamente è conosciuta come "Quercus Ithaburensis Decaisne" e appartiene, come i castagni e i faggi, alla famiglia delle fagaceae. È originaria dei Balcani: non a caso, il termine "vallonea" presumibilmente deriva dalla città dalmata, dove questa specie di quercia abbonda e da cui venne importata nel Salento.

Questa tipologia di quercia è tendenzialmente caducifoglia, le sue foglie sono dentellate e le sue ghiande sono tra le più grandi in natura. La sua presenza in Salento è da ricondurre ai monaci basiliani, che giunsero nel tacco d’Italia intorno al 900 d.C. per scappare alle persecuzioni iconoclaste in atto in Oriente.

I monaci portarono nuova vita in Salento, costruendo nuovi frantoi ipogei e piantando quei preziosi semi di quercia vallonea proprio nei pressi dei monasteri, per far sì che i monaci viandanti, vedendo le querce, capissero che nei pressi c'era un luogo pronto ad accoglierli.

In passato, inoltre, questa pianta aveva una grande importanza economica per il territorio: dalle sue ghiande, infatti, si ricavava il tannino, una sostanza utilizzata nell'arte del pelacane, cioè per conciare le pelli, il cui commercio aveva uno dei fulcri proprio nel porto di Tricase.

Miti e leggende della Quercia Vallonea

Ci sono diverse leggende legate alla splendida quercia vallonea, una di queste è talmente importante che oggi questo gioiello naturale del Salento viene conosciuta anche come "la Quercia dei Cento Cavalieri". La leggenda più nota, infatti, è legata a Federico II: si racconta che lo "stupor mundi" giunse nella terra di Otranto e fu protagonista di beghe dinastiche e scontri, come quello noto della disfida di Barletta del 1503.

Durante uno dei suoi spostamenti, pare che Federico II abbia trovato riparo dalla tempesta, assieme alla sua corte e ai suoi cento cavalieri, all'ombra della grande quercia di Tricase. Secondo altre leggende antiche, la quercia veniva interrogata da alcuni oracoli greci che, a seconda del rumore delle fronde al vento, prevedevano il futuro.

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