Non lontano dalle spiagge paradisiache del Salento, l'entroterra è una sintesi tra folklore, arte e natura incontaminata. Una visita presso la località come Noha, piccolo borgo che sorge in provincia di Lecce, consente di scoprire da vicino tutte le sfumature del ricco passato e delle tradizioni tutt'oggi attuali nel tacco d'Italia. Vediamo di seguito quali sono i punti di interesse sui quali concentrarsi durante una gita fuori porta nel bel borgo in provincia di Lecce.
Una storia lunga e affascinante: il passato di Noha
Sulle radici del nome così particolare esistono diverse teorie. Conosciuta in passato come Noe o Noia, la località salentina vanta un'attuale grafia che sembra legata all'omonima famiglia di nobili di provenienti da Lecce, anche se altri ipotizzano una correlazione tra il termine Novia e il terreno paludoso della zona. Queste sono solo due delle tante teorie che circondano un nome tuttora avvolto nel mistero.
Nella zona dove sorge Noha sono state rinvenute tracce di insediamenti umani di origine molto antica, come testimonia il ritrovamento di reperti dell'epoca messapica. La civiltà dei Messapi aveva colonizzato una larga porzione dell'attuale Salento un paio di secoli prima di Cristo, lasciando un'impronta indelebile sul territorio. Nei periodi successivi fu l'impero romano a governare nella zona, almeno fino alle invasioni barbariche.
Un'altra influenza fondamentale si ritrova nella dominazione bizantina, durata quasi mille anni, se non dal punto di vista amministrativo, almeno da quello culturale. Noha infatti rimase fedele al rito bizantino negli appuntamenti religiosi fino alla metà del diciassettesimo secolo. Una volta estinta la famiglia feudataria De Noha Il Casale, le proprietà del borgo vennero suddivise tra altri rami della stirpe. Con una sorta di processo di usucapione il comune di Galatina eseguì l'annessione di Noha, che tutt'oggi rimane una frazione della località salentina.
Cosa vedere durante una visita a Noha: le chiese
Nella frazione di Galatina sono presenti numerosi edifici religiosi. Una passeggiata per le vie di Noha consente di ammirare da vicino monumenti sacri di grande interesse, soprattutto per coloro che vogliono approfondire i caratteri autentici della cultura locale.
Come è facile intuire, in questo borgo si possono ritrovare tutte le evoluzioni dei culti e degli stili architettonici che hanno pian piano plasmato la zona. Un esempio particolarmente originale del rapporto stretto che esiste tra fede e folklore emerge nella chiesetta di Sant'Antonio da Padova. L'edificio precedentemente dedicato a Sant'Antonio Abate è stato poi votato al omonimo patrono di Padova. Più volte riedificata a causa degli eventi fino alla forma attuale somigliante alla famosa Basilica del Santo in Veneto, la costruzione religiosa vanta una facciata in pietra leccese e il pavimento a mosaico che richiamano altre influenze stilistiche.
Il culto più importante in assoluto per la Puglia è quello di San Michele Arcangelo ed è a questa figura religiosa che è intitolata la Chiesa Parrocchiale. Si tratta di una costruzione antica, il cui aspetto attuale risale a una ristrutturazione dei primi anni del secolo scorso. All'interno è possibile ammirare svariati esempi dello stile barocco. Il rosone posizionato al centro della facciata vanta l'antico stemma della città con tre torri, sulle quali si posizionano una corona, un ramo di quercia e uno di arancio. Infine, la Chiesa della Madonna di Costantinopoli sorge nell'area meridionale di Noha e spicca per l'architettura essenziale, data la navata unica a forma rettangolare. Nella struttura si trovano statue particolari realizzate con la tecnica della cartapesta, una delle quali raffigura proprio l'iconica Madonna di Costantinopoli. Nel corso di una visita al borgo pugliese non può mancare una fermata di fronte al Calvario, un monumento che raffigura la passione di Cristo.
Tra masserie e torri: il racconto della vita salentina nel tempo
Il fulcro della vita amministrativa nei secoli passati era il Palazzo Baronale, dove abitavano i De Noha fino alla successiva conversione in masseria. Nella zona settentrionale si trova un'altra masseria, Capobaldi. Quest'edificio risale alla fine del sedicesimo secolo, come riportato sulla data incisa sull'ingresso principale, ed è stato eretto per volontà del conte Nicola Baldi.
Altri luoghi di interesse comprendono le cosiddette Casiceddhre, piccole casette nei pressi del Palazzo Baronale; il frantoio ipogeo, scoperto in occasione di uno scavo verso la metà degli anni Novanta e la torre medievale con ponte levatoio. Anche questa particolare costruzione, con un'altezza di circa 80 metri sul livello del mare, racconta le abitudini della popolazione locale, che aveva la necessità di controllare in modo accurato l'area per proteggersi dalle incursioni.