La bellezza di un luogo è legata non solo ai paesaggi, alla storia e all'arte di cui possono essere intrisi grandi città o piccoli borghi. Sono anche il folklore, le tradizioni e i racconti a rendere una terra affascinante, spingendo il visitatore a scoprirla nella sua interezza.

Il Salento racchiude tutte queste anime: questo lembo meridionale della Puglia si fa apprezzare per le sue spiagge dall'aspetto esotico e per i suoi borghi barocchi, ma anche per il calore della sua gente che tramanda di generazione in generazione racconti, leggende, detti impressi in proverbi che strappano a tutti una risata, ma anche una riflessione.

I proverbi in dialetto salentino

I proverbi, così come i detti, oggetto anche di una disciplina chiamata paremiologia, sono specchio della realtà di un territorio, della sua storia, della sua cultura e delle sue credenze.

In Salento si parla di 'ngiurie, li conti e li culacchi, per indicare detti, le filastrocche per bambini e racconti simili a barzellette. I proverbi salentini si caratterizzano per la fonetica e l'accento del dialetto che si parla in questa splendida terra e che muta a seconda del borgo in cui ci si trova.

Il salentino è una lingua latina o romanza, come molte altre parlate nell'Italia Meridionale: la sua storia, tuttavia, è molto complessa. Si ritiene, infatti, che la lingua salentina si sia sviluppata a partire da un forte bilinguismo tra latino e greco-bizantino. In ogni caso, nel corso del tempo, si è imbevuta di numerosissime influenze lessicali, in particolare messapiche, francesi e spagnole.

L'enclave linguistica della Grecìa Salentina è quella comunità composta da numerosi comuni come Melpignano e Calimera dove si parla ancora il griko, un dialetto che ha origine dal greco-bizantino con influenze leccesi. Tra i proverbi in griko più famosi ci sono ad esempio "E agapi e’ kundu o misserikoi: peseni an de’ to potisi" che significa "L’amore è come il basilico: se non lo innaffi muore" oppure "O àntrepo pu echi sikka pinni to nerò pu passon frea" ovvero "L’uomo che ha sete beve l’acqua di ogni pozzo".

Lo scazzamurrieddhu o municeddhu: il folletto dispettoso

A proposito di storia e di passato, in Salento si credeva che per le case e le campagne si aggirasse lo scazzamurrieddhu (o municeddhu), un folletto dispettoso che per alcuni altro non era che l'anima di un bimbo non battezzato, per altri un angelo custode. Questo folletto pare segnalasse la sua presenza con scherzi e dispettucci, come legare le code dei poveri animaletti, nascondere oggetti dalla casa oppure causare incubi o sogni arditi e sedersi sul petto di uomini o donne. La frase "Ce buei: cuperchi o soldi?" era pronunciata dal folletto a colui che aveva avuto l'ardire di rubargli il cappello. Egli chiedeva al ladruncolo se, in cambio del suo copricapo, volesse coperchi o soldi: la risposta giusta era coperchi perché solo in questo caso lo scazzamurrieddhu avrebbe regalato monete.

Oggi le nonne raccontano ai nipoti una intramontabile filastrocca che recita: "Cu la còppula scattusa, zzumpa ssu lla panza cu tte ncusa. Uru, uru malitettu, a ddhu hai scusu lu scarfaliettu cu li ori te la sciara? Nu nc’ è cceddhi cu te para…? Ma se te rrubbu lu scursettu me l’hai dare lu scarfaliettu!" (Col berretto sgargiante, salta sulla pancia per accusarti. Uru, uru maledetto, dove hai nascosto lo scaldaletto con gli ori della strega? Non c’è nessuno che ti eguagli? Ma se ti rubo il berretto, devi darmelo lo scaldaletto!)

I proverbi salentini tra serio e faceto

I proverbi salentini sono vere perle di satira e ironia, a volte irriverenti e altre volte beffardi: questi suggeriscono anche spunti di riflessione relativi alla salute, all'amore, all'amicizia e alla semplice vita quotidiana. Ad esempio, tra i detti più famosi c'è "Li cuai de la pignata, li sape la cucchiara ca li vota" che significa che solo il mestolo di legno utilizzato per mescolare la minestra sa cosa effettivamente bolle in pentola.

Molti proverbi si riferiscono poi alle stagioni, ma soprattutto alla vita rurale che caratterizzava il Salento nei tempi passati: "Acqua de Masciu, mieru de Nuvembre" è una frase utilizzata ancora oggi dai contadini del luogo per suggerire un grande raccolto e un'ottima vinificazione qualora nel mese di maggio dovesse piovere.

Anche i proverbi salentini in molti casi si traducono in veri e propri consigli come quello che recita "Ci uei l'amicizia cu mantègna nù panaru cu bbae e unu cu bbegna" cioè "Se vuoi mantenere l'amicizia un paniere deve andare e un paniere deve tornare": in poche parole si spiega il senso dell'amicizia che, per durare, deve essere un dare e avere, dunque un affetto reciproco che la farà durare nel tempo.

Chiunque si rechi in vacanza in Salento, avrà modo di sentire senza dubbio questa frase: "Salentu: lu sule, lu mare, lu ientu" che fa riferimento ai tre elementi che contraddistinguono questa terra, ossia il sole che bacia queste latitudini per gran parte dell'anno, il mare cristallino che rende le sue coste un vero paradiso e, infine, il vento. Il vento imperversa su questa zona spesso e in ogni stagione, che sia la fredda tramontana da nord, il caldo scirocco da sud oppure il libeccio e il ponente che soffiano sul Salento soprattutto in estate, donando refrigerio anche nelle giornate più calde.

A proposito di mare, non è raro ascoltare i pescatori salentini pronunciare il proverbio "Ci a mmare vae, maru si ‘ndi ene, scuasatu, nutu e muertu ti fame", che significa "Chi va per mare se ne viene triste, scalzo, nudo e morto di fame": queste parole rappresentano uno specchio sulla vita difficile dei naviganti e di coloro che prendono il mare per lavoro, affrontando incognite e pericoli.

I proverbi salentini sono intrisi di saggezza popolare. Qui ne abbiamo visti solo alcuni, ma ne esistono tanti e in numerose varianti territoriali. Durante un viaggio in Salento, scoprine l’anima più autentica entrando a contatto con gli anziani del luogo: sapranno regalarti tante chicche e curiosità!

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