Pajara, al plurale pajare, è il nome delle costruzioni rurali realizzate con la tecnica del muro a secco, tipiche della campagna del Salento.
Molto simili ai più noti trulli che si trovano in gran parte del territorio pugliese, tutelate e valorizzate dalle istituzioni locali, le pajare rappresentano a tutt'oggi uno degli elementi caratteristici del paesaggio salentino. Si può ammirarle isolate e sperdute nelle campagne, o unite in gruppi di 2 o 3 a formare edifici più complessi.
Pajare e non solo: ecco i nomi tipici locali dei trulli del Salento
Il termine pajara è tipico della zona del basso Salento, insieme alla variante pagghiara e a truddo o truddu. Altri nomi usati sono truddhu, ruddo, turri, furnieddhu, furnu, chipuru, calvari, liama.
Nell’alto Salento, in particolare, viene chiamata pajara solo la costruzione con muro a secco ma con tetto di fasci di sparto, la graminacea dalle fibre resistenti tipica dell’area mediterranea. Invece la liama, lamia o lammia del Salento meridionale si distingue per la pianta ortogonale e copertura di lastre di pietra o tegole in terracotta. Quasi tutte le pajare hanno una scaletta esterna che permette l’accesso al tetto per la manutenzione.
Le prime pajare
Non è si è riusciti ancora a stabilire una datazione precisa a cui far risalire i primi di questi edifici di un solo ambiente, a pianta circolare o quadrangolare e senza finestre. Il loro fascino è comunque indiscusso, sia che risalgano al 1.000 d.C., cioè all’epoca bizantina, o al più lontano 2.000 a.C., quindi all’età del bronzo.
Come i caratteristici muretti a secco tipici del sud della penisola e della Sicilia, le pajare sono costruite con le pietre ricavate dai lavori di dissodamento dei terreni agricoli circostanti e senza l’aiuto di strutture portanti, malta o altro materiale aggregante. Il che le rende poco resistenti all'aggressione del tempo. Attualmente non resta quindi molto delle pajare più antiche, piuttosto piccole e la cui copertura era realizzata con tronchi e altri materiali vegetali, ma la semplice tecnica costruttiva a costo zero ha fatto sì che se ne tramandassero le forme e le caratteristiche attraverso la tradizione fino a oggi. E infatti ai giorni nostri se ne possono ancora trovare tantissime, sparse qua e là, nelle campagne salentine.
Pajare attraverso la storia: le più recenti e anche ristrutturate
La maggior parte delle pajare che si possono ammirare nella campagna salentina ai giorni nostri risalgono alla fine del ‘700 ed epoche successive. Fino all’inizio del secolo scorso si preferiva abbattere e ricostruire da zero la pajara danneggiata, ma con il tempo queste affascinanti costruzioni tipiche hanno assunto un valore storico, culturale e folkloristico e ora sono apprezzate e salvaguardate.
I contadini se ne servivano come abitazione, o anche solo come riparo temporaneo o deposito. Comunque l’interno ombroso e fresco delle pajare racconta ancora al visitatore l’affascinante storia del popolo del Salento, grazie ai resti di rustici caminetti, cisterne e degli stipi nelle nicchie ricavate negli spessi muri. Talvolta la data di costruzione è incisa sulla pietra dell’architrave della porta, anche insieme a una croce, mentre non è raro che in qualche punto dell’intercapedine del muro sia celata una figurina votiva a protezione dagli spiriti malefici (malumbre) e per propiziare il raccolto.
Attualmente si possono trovare pajare di epoche relativamente recenti, normalmente del secolo scorso o quello precedente, da acquistare e ristrutturare. Si dice che la pajara guidi essa stessa, con il suo carattere e il suo fascino, alla giusta ristrutturazione, a prescindere dal fatto che queste costruzioni tipiche sono ormai, fortunatamente, salvaguardate da vincoli paesaggistici e artistici.