Sono molti i motivi per cui organizzare una vacanza nel Salento, estremo lembo meridionale della Puglia.

I paesaggi prima di tutto sono tanto variegati quanto spettacolari, spaziando dall'entroterra con le tipiche distese di ulivi alla costa, punteggiata da spiagge che hanno poco da invidiare a lidi ben più esotici. Non mancano poi la storia e l'arte che hanno plasmato ogni città e borgo, con stili che vanno dall'austero romanico al ricco barocco, che caratterizza ad esempio Lecce e Nardò. Infine, non si deve sottovalutare il patrimonio folkloristico del Salento, fatto di feste, di sagre, di taranta e buon cibo: pucce, scapece, pasticciottifrise e pittule sono solo alcuni dei piatti tipici che è possibile degustare in questa splendida terra, tutti di origine contadina eppure così buoni da conquistare anche i palati più fini.

Non fa eccezione la paparotta salentina, un piatto ancora di nicchia ma che merita più di un assaggio, in una sorta di full-immersione della cultura contadina del luogo.

Cosa è la paparotta salentina

La paparotta è un piatto povero che è nato per dare energia e sostentamento nel corso della giornata ai contadini che lavoravano la terra, senza di certo tornare a casa per pranzo. Era dunque importante la colazione preparata spesso con gli avanzi del giorno prima (in questo caso il piatto prende anche il nome di “marenna”, termine dialettale che si può tradurre con “merenda”) oppure la cena, per ristorare gli uomini che tornavano affaticati e stanchi.

Gli ingredienti per preparare la paparotta erano e sono olio di oliva extra vergine, pane raffermo e verdure (sono utilizzate oggi soprattutto le rape, sia stufate che semplicemente bollite), sostituibili anche con legumi come piselli o fagioli. Se si opta per questi ultimi, sono da preferirsi quelli cucinati in salsa di pomodoro oppure i fagioli bianchi alla pignata, cucinati con olio, aglio, pomodorini, cipolla, sedano e carote.

Per la paparotta salentina, bisogna scegliere preferibilmente pagnotte di grano duro, evitando quella preparata con farina raffinata 00. Il pane, che deve essere rigorosamente raffermo, bisogna tagliarlo in tanti cubetti e poi messi in una ampia pentola con olio (volendo si può aggiungere a piacere della cipolla a fette oppure dell'aglio), dove friggeranno fino a raggiungere la doratura e la croccantezza desiderate.

Il prossimo passo è versare nel tegame le verdure o i legumi scelti, mescolando il tutto per almeno dieci minuti, in modo che la pietanza assuma la giusta consistenza e tutti gli ingredienti si amalgamino tra di loro.

Per finire, si può versare un filo di olio evo crudo sulla paparotta ben calda e magari anche una spolverata di prezzemolo tritato.

Dove gustare la tipica paparotta salentina

La Paparotta salentina viene da molti confusa con la paparina: quest’ultima non è altro che una verdura selvatica che cresce nei terreni coltivati con grano oppure in quelli incolti. La paparina si raccoglie nel periodo invernale e, per via del suo sapore particolarmente amaro, la si cucina spesso con una bietola selvatica chiamata in Salento lapazzu, decisamente più dolce della paparina.

La paparotta è un piatto che si può gustare in tutto il Salento, ma c'è un momento e un luogo in cui è l'assoluta protagonista: si tratta della Sagra Agreste di Corsano. Questa festa tradizionale si svolge della Zone Pozze, un'area punteggiata da pozzi e circondata da ulivi, muretti a secco e pajare, un paesaggio tipico salentino. Durante la sagra, al ritmo incalzante della pizzica, non mancherà la possibilità di degustare la paparotta salentina.

La Sagra Agreste è un’occasione imperdibile per conoscere meglio questo piccolo borgo incastonato tra la Marina di Novaglie e Tricase Porto. Il borgo, adagiato sulla costa adriatica, sorge a soli 12 km da Santa Maria di Leuca e preserva pressoché intatto il paesaggio agreste classico salentino, fatto soprattutto di antichi tratturi costeggiati dai tipici muretti a secco e dalla Via del Sale, che collegava in passato la costa all'entroterra ed era utilizzata per il trasporto del sale marino.

Si può approfittare della Sagra Agreste per visitare il borgo di Corsano, magari dopo una bella scorpacciata di paparotta salentina. Meritano una visita il seicentesco Castello Capece, nato presumibilmente sui resti di una antica fortezza del '200, e la romanica Chiesa di S. Sofia, che custodisce all'interno un pulpito ligneo del 1777, uno splendido battistero realizzato in marmo di Carrara e un'antica icona raffigurante San Biagio, patrono della città.

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