Calimera è un piccolo centro dell'entroterra del Salento in provincia di Lecce che riserva misteri e sorprese; qui ancora oggi si mantiene il rito bizantino.
Calimera tra storia e leggenda
A Calimera l'influenza grecanica è molto sentita e, come accade spesso nelle questioni che riguardano la fede e le tradizioni popolari, tutto si mescola in un curioso equilibrio tra storia e leggenda.
Quelle che riguardano Calimera fanno riferimento alla cosiddetta pietra della fertilità, situata all'interno di una minuscola chiesa proprio in mezzo al bosco. Quest'ultimo un tempo era una grande foresta che si estendeva per buona parte del Salento.
Proprio qui sono presenti le tracce della presenza dell'uomo già in epoca pre-cristiana, dove i culti pagani erano molto diffusi e legati anche alla locale e misteriosa civiltà messapica.
Ecco allora alcune interessanti informazioni su Calimera e la pietra della fertilità.
La pietra della fertilità a Calimera
Calimera fu probabilmente fondata dai magno greci; è per tale motivo che le sue origini rispecchiano quelle dei centri ellenofoni italiani. Questi ancora oggi portano le tracce dell'antica occupazione nei dialetti di matrice greca e nei riti cattolico-bizantini.
Lo stessa toponomastica del centro, "Kalimera" deriva dal "grico", cioè il greco locale, e significa "buon giorno"; quasi ad indicare come questo luogo predisponesse alla positività e quindi al benessere per chi lo abitava o lo frequentava.
Nel bosco di Calimera si trova la chiesa di San Vito, protettore degli animali e di chi è vittima di morsi e ferite provocate dagli stessi.
La facciata è estremamente semplice con solo una croce ad indicare che si tratta di un luogo sacro.
Al suo interno è custodito da tempo immemore un monolite calcareo conficcato saldamente nel terreno, proprio al centro della stessa chiesa e che riporta un foro del diametro di circa 40 cm.
La sua ampiezza non deve ingannare sulla possibilità di attraversarlo, in quanto l'aspetto straordinario di questa stessa pietra è che si allargherebbe in base alla stazza della persona, permettendo quindi a tutti di poterlo oltrepassare. C'è chi è pronto a testimoniare un tale evento prodigioso.
Questo significa che a nessuno verrebbe negata la possibilità di propiziare la fertilità, quindi di formare o allargare una famiglia.
La tradizione di origini millenarie vuole che uomini e soprattutto donne si sottopongano a questo rito, per cui se riescono ad attraversare il foro potranno assicurarsi non solo fertilità, quindi la prole, ma anche benessere e salute.
Una credenza pagana
È chiaro che si tratta di una credenza pagana legata all'immaginario collettivo in qualche modo accettata dalla chiesa locale come segno di devozione popolare e di fede, mista a usi e costumi di credenze primordiali.
Pare, infatti, che la chiesa sia sorta proprio in ragione della presenza della pietra della fertilità, quindi costruita intorno a essa a conferma della sua efficacia.
La tradizione è stata dunque tramandata fino ai giorni nostri; ogni lunedì dell'Angelo o di Pasquetta centinaia di persone, fedeli e non, turisti e abitanti dei dintorni, vengono qui in pellegrinaggio per assistere al ripetersi di questa consuetudine.
L'evento è molto sentito e suscita anche una certa curiosità tra i visitatori, gli studiosi e gli appassionati di tradizioni popolari che si ritrovano davanti a questo monolite capace di propiziare il desiderio della genitorialità.
Il fatto che accada nel giorno dopo Pasqua non è da considerarsi un caso, in quanto si lega a una ricorrenza che dalla Chiesa è considerata sinonimo di nuova vita, in quanto si celebra la risurrezione di Gesù, quindi una sorta di rinascita.
È verosimile anche presumere che toccare la pietra fosse già in epoca pre-cristiana un rito consumato nel cuore di questo bosco, molto più ampio e fitto nei tempi antichi, e per questo scelto per le riunioni e i culti pagani.
I misteri del bosco di Calimera
Oltre al mistero che riguarda la pietra della fertilità, il bosco di Calimera riserva altri misteri e leggende.
Una di queste riguarda l'estensione della foresta che ai tempi degli antichi romani pare arrivasse a occupare buona parte della piana salentina, ma di cui oggi non si ha una vera e propria conferma storica.
A questo si aggiunge un racconto che riguarda la prodigiosa "plasticità" della pietra locale.
In altre parole si narra di un gruppo di cacciatori finiti nelle mire di un branco feroce di animali selvatici, che riuscì a salvarsi oltrepassando un muro fatto di pietra calcarea; la stessa che si trova al centro della Chiesa di San Vito a Calimera.
Lo stesso attraversamento del muro pare sia stato possibile grazie alla presenza di un foro, con una chiara similitudine a quello della pietra di Calimera.