Il fascino della Puglia è non è certamente nuovo: le centinaia di migliaia di turisti provenienti sia dal territorio nazionale che da quello internazionale non fanno altro che confermare la millenaria bellezza naturalistica, culturale, folkloristica nonché storica del tacco dello stivale, da sempre meta gettonatissima per le vacanze dei viaggiatori assidui in cerca di meritato relax e divertimento.
Tuttavia, la Puglia non è solo un agglomerato di località balneari e pittoreschi borghi incastonati sugli sterminati chilometri di costa disponibili; essa, infatti, presenta diversi luoghi o siti archeologici di importante rilevanza, testimonianze a cielo aperto del passaggio di diverse culture e popoli all'interno del territorio pugliese.
Una di queste location archeologiche è posta nelle vicinanze di Otranto, magnifica cittadina costiera affacciata sull'Adriatico e vera e propria perla distintiva del Salento: stiamo parlando dell'Ipogeo di Torre Pinta.
Di cosa si tratta, qual è la storia che si cela dietro tale sito e in che modo è possibile visitarlo oggi?
Cerchiamo di rispondere a ciascun quesito, fornendo una breve panoramica in merito all'argomento!
Cos'è un ipogeo e cenni storici sull'ipogeo di Torre Pinta
Innanzitutto, è bene chiarire il significato di ipogeo: esso non è altro che una costruzione interamente sotterranea realizzata dalle antiche civiltà.
Tali strutture venivano realizzate a partire da 0 grazie all'inventiva e alla spiccata capacità manuale delle antiche popolazioni, ma potevano essere originate da preesistenti formazioni naturali, spesso e volentieri di natura rocciosa, le quali venivano trasformate e adibite a seconda dell'utilizzo che quella determinata popolazione le conferiva.
Nello specifico, l'Ipogeo di Torre Pinta è un classico esempio di torre colombaia sorta sulle ceneri di un antichissimo insediamento appartenente a civiltà precedenti.
La sua particolarità è data dalla sua struttura: l'ipogeo possiede una pianta a croce latina regolare, a sua volta composta da 3 bracci orientati nei rispettivi 3 punti cardinali, ossia Ovest, Est e Sud; il quarto braccio, invece, è orientato a Nord e viene prolungato da una galleria profonda circa 33 metri.
Che dire dei cenni storici che si celano dietro questo sito archeologico pugliese?
L'Ipogeo di Torre Pinta deve la sua scoperta al 1976, anno in cui venne portato alla luce grazie a degli scavi, i quali fecero scoprire non solo l'ipogeo stesso, ma anche un intero complesso rupestre risalente all'età paleocristiana e associato a diverse strutture architettoniche antropologiche.
L'ipogeo include un corridoio di ingresso che ne permette l'accesso nella sua area interna, ma al contempo segnato dal tempo: una volta, infatti, possedeva un'enorme volta che ne ricopriva il soffitto, struttura che non è più visibile oggi e la cui assenza è stata sostituita dall'integrazione di una colombaia avente una forma cilindrica che oggi ricopre l'apertura in alto.
Quale fu la popolazione responsabile dell'utilizzo e della composizione strutturale e funzionale dell'Ipogeo di Torre Pinta?
Le componenti messapiche all'interno dell'ipogeo di Torre Pinta
È ben risaputo come i Messapi, antica popolazione esistita dal V al III secolo a.C., abbiano esercitato una notevole influenza nel territorio pugliese e, nello specifico, nella regione salentina della Puglia: la loro egemonia è ben evidente anche nell'Ipogeo di Torre Pinta, il quale non manca di evidenziare alcuni elementi architettonici e pittorici prettamente messapici.
Ad esempio, al suo interno sono presenti un forno anticamente usato per la cremazione o per l'attività sacrificale, alcune cavità adibite a urne cinerarie e un sedile interamente in pietra e una volta utilizzato dai Messapi per riporre i loro defunti in posizione seduta.
Oltre agli usi di natura commemorativa per i defunti, i Messapi utilizzarono l'Ipogeo di Torre Pinta anche come gabbia a cielo aperto per i piccioni: testimonianze di questo singolare utilizzo sono riscontrabili proprio sulle sue pareti, ancora oggi segnate da profonde incisioni causate dalla unghia dei volatili.
Secoli dopo l'egemonia messapica, i Borboni, seconda popolazione che venne ospitata dal territorio salentino, si occupò di disseminare al suo interno alcune costruzioni specificatamente adibite alla conservazione dei colombi: come mai?
In quell'epoca era molto frequente l'ausilio di colombi viaggiatori, i quali erano al completo servizio del comando militare borbonico che si occupava di presidiare la terra circostante Otranto: in questo, l'Ipogeo di Torre Pinta è una testimonianza rilevante grazie ai resti visibili ancora oggi delle antiche cellette utilizzate per rinchiudere i colombi.
È possibile visitare oggi l'Ipogeo di Torre Pinta?
Assolutamente si! Tuttavia, non essendo un polo museale convenzionato e rappresentando un sito del tutto privato immerso in una proprietà privata, è necessario chiedere l'aiuto della proprietaria, la signora Giovanna, la quale sarà ben disposta ad accompagnare i turisti all'interno dell'ipogeo, fornendo loro anche dei brevi cenni storici riguardante la costruzione e gli utilizzi che l'Ipogeo di Torre Pinta ha assunto nel corso dei secoli.