Il Salento è una terra ricca di tradizioni religiose e culinarie. A tal proposito, il 7 dicembre, vigilia della festività dell’Immacolata Concezione, è la giornata della puccia salentina, un panino cotto a legna, alto, compatto e pieno di mollica, che può essere farcito con vari ingredienti in base alla zona in cui lo si prepara. Abbiamo dunque a Lecce la classica puccia con le olive nere, mentre a Gallipoli la puccia con capperi e acciughe. La puccia della vigilia dell’Immacolata, a differenza di quella a disposizione nei restanti giorni dell’anno, contiene farina di grano tenero anziché quella di grano duro.
L'Immacolata e le tradizioni salentine
Nel Salento l’importanza della festa dell’Immacolata dell’8 dicembre si deve al fatto che la Madonna fosse la protettrice dell’antico Regno delle due Sicilie. Il giorno prima dell’Immacolata era usanza popolare osservare un certo digiuno purificativo devozionale; l’unico pasto ammesso durante il giorno del digiuno era rappresentato appunto dalla puccia salentina.
La tradizione si rinnova ogni anno e il 7 dicembre i salentini preparano questo delizioso pasto in preparazione al periodo natalizio. Ecco di seguito gli ingredienti della puccia dell’Immacolata.
Puccia dell'Immacolata: ingredienti
- 500 gr farina 00
- 500 gr semola
- 100 gr olio oliva
- 25 gr sale
- 15 gr lievito
- 550 gr acqua
- mezzo cucchiaino di miele
La leggenda del Diavolo e la puccia dell’Immacolata
A Martignano, una nota tradizione popolare era quella di organizzare un pic-nic con le puccette salentine, in occasione del giorno dell’Immacolata. Questa scampagnata era solita organizzarsi presso una serra ai piedi di una collina che per gli abitanti del posto era la “seggia te lu tiaulu” (sedia del diavolo).
Un giorno, un gruppo di amici si ritrovò, ognuno col proprio paniere, ai piedi di questa collina per il tradizionale pic-nic e uno di loro, per attirar l’attenzione su di sé, cercò di scalare l’altura del Diavolo per sfidarlo. Il sentiero era pieno di piante spinose e abitato da lupi e altri animali pericolosi, ma nonostante ciò il giovane continuò a procedere per giungere fino alla sommità del monte. Una volta arrivato, esclamò: “Chi è più forte di me? Nessuno, nemmeno il Diavolo!”.
La leggenda narra che a quel punto il Diavolo, con una tunica nera e delle grandi corna d’ariete, gli rispose incattivito: “Come osi sfidare il Diavolo?”. Il giovane martignanese, in un primo momento impaurito, continuò a provocarlo manifestando il desiderio di sedersi sulla sua bella seggiola. Il Diavolo accettò, a patto di ricevere in cambio il suo paniere. Il giovane acconsentì, ma disse: “Te lo darò, ma prima devi indovinare cosa contiene”. Il Diavolo, sicuro di sé e affamato, rispose: “Un'arancia, due alici e una puccia dell'Imm...”, ma si fermò per evitare di pronunciare il nome della sua nemica. In quel momento il giovane completò la frase dicendo a voce alta: “La puccia dell'Immacolata!” e nel nominare la Madonna, il Diavolo precipitò nel profondo precipizio che si aprì ai suoi piedi.
Si dice che ancora oggi nelle notti di luna piena, si senta ancora la sua voce maledire il giovane e le pucce dell'Immacolata.