Gli antichi Romani la battezzarono “de Finibus Terrae” e mai nome si è rivelato più giusto visto che a Santa Maria di Leuca la terra lascia il posto solo al mare infinito: questa località, tra le più interessanti e pittoresche del Salento e in generale di tutta la Puglia, si trova infatti all'estremità meridionale della regione.
Santa Maria di Leuca custodisce un patrimonio storico e culturale tutto da scoprire, incastonato in un paesaggio incantevole dove a dominare è la costa rocciosa lambita da acque cristalline.
La leggenda di Leucasia
A Santa Maria di Leuca storia e leggenda si fondono: è certo che il territorio dove oggi sorge il borgo salentino sia stato abitato sin dall'età del bronzo, come dimostrano i numerosi ritrovamenti preistorici fatti nelle tantissime grotte carsiche che punteggiano la costa come la Grotta del Diavolo che ha restituito una serie di reperti di epoca neolitica.
La cittadina si sviluppò, poi, come importante centro messapico prima e romano poi, ma l'arrivo dei saraceni ne causò l'abbandono. La rinascita cominciò nell'800 quando Giuseppe Ruggeri costruì la sua villa, aprendo la strada ad altre costruzioni simili che hanno fatto così di Santa Maria di Leuca una cittadina meta delle vacanze delle famiglie nobili: ancora oggi queste dimore si lasciano ammirare nei loro molteplici stili, dal pompeiano medioevale fino al liberty e al moresco.
Eppure c'è una leggenda che aleggia e che riguarda proprio la nascita di Santa Maria di Leuca: si narra che le acque di Leuca fossero abitate dalla sirena Leucasia, bellissima con la chioma dorata, gli occhi celesti e la pelle diafana. Un giorno Leucasia avvistò sulla riva un giovane e aitante pastore di nome Melisso che pascolava il suo gregge: la sirena se ne innamorò all'istante e cercò in tutti i modi di sedurlo con il suo canto ma Melisso resistette perché nel suo cuore c'era soltanto l'amata fanciulla Aristula. Leucasia, delusa e feroce per il rifiuto subito, meditò una terribile vendetta: attese che la coppia raggiungesse la riva per una delle loro passeggiate romantiche e, con la sua coda, scatenò su di loro una tempesta spaventosa che scaraventò in mare i due giovani che così perirono. Non contenta, Leucasia allontanò i corpi dei due giovani anche nella morte, ma a quel punto intervennero gli dei: in particolare Minerva, mossa da pietà, tramutò i corpi di Aristula e Melisso in promontori, Punta Ristola e Punta Meliso, ponendoli l'uno davanti all'altro, così da potersi guardare per l'eternità. Leucasia, resasi conto del gesto compiuto, perse la sua voce per la disperazione e si tramutò anch'essa in pietra, la stessa sulla quale nacque poi Santa Maria di Leuca.
I luoghi simbolo di Santa Maria di Leuca
Oggi i due promontori di Punta Ristola e Punta Meliso cingono Santa Maria di Leuca in un abbraccio assai scenografico, come se fosse quello dei due fanciulli narrati dalla leggenda. A quest'ultima, peraltro, è dedicata anche un'opera scultorea realizzata dal Calcagnile dal nome "Trittico della Trascendenza" raffigurante appunto Leucasia, Aristula e Melisso.
La scultura si trova vicino alla colonna romana, posta ai piedi di uno dei simboli di Santa Maria di Leuca ovvero la Cascata Monumentale che dal 1939 segna il termine dell'Acquedotto Pugliese: negli ultimi anni, viene attivata periodicamente in estate, esibendosi però in queste occasioni in tutta la sua bellezza anche grazie a un'illuminazione artistica. Una scalinata lunga ben 296 gradini la costeggia fino alla cima di quello che è il promontorio di Punta Meliso, dove sorgono il Faro bianco la cui luce è percepita a una distanza di 50 km e il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae. Pare che la chiesa, sita in una posizione panoramica dalla quale si ammira tutto il borgo e il pittoresco porticciolo, sia stata costruita sui resti di un antico tempio dedicato alla divinità pagana Minerva, di cui resta l'ara custodita esattamente all'interno del Santuario. Il tempio, secondo la tradizione cristiana, fu poi consacrato a Dio da San Pietro, che si fermò proprio a Santa Maria di Leuca nel corso del suo viaggio verso Roma: un bellissimo dipinto realizzato dal maestro Jacopo Palma il Giovane e posizionato sopra il pulpito, raffigura proprio l'Apostolo Pietro dinanzi al Tempio di Minerva ormai distrutto. Fuori dalla chiesa, a due passi dal luminosissimo sagrato del Santuario al centro del quale si trova una colonna sovrastata dalla statua della Vergine Maria, sorge una croce in pietra che ricorda proprio il passaggio di San Pietro.
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