griko

Il dialetto Griko identifica un vero e proprio idioma, forma linguistica mista, satura di richiami lessicali e fonemi derivati da ceppi diversi.
Fanno parte di quella che è stata riconosciuta, nel 1990, come Grecìa Salentina 9 paesi limitrofi, originariamente ellenofoni: Calimera, Corigliano d'Otranto, Castrignano De' Greci, Martano, Martignano, Sternatia, Zollino, Melpignano e Soleto. Negli ultimi due non risulta più, ad oggi, alcun parlante grico.
A questi paesi ne sono stati annessi altri 3 che, in verità, non risultano in alcun modo connessi con la lingua grika, ma che rientrano comunque a tutti gli effetti nell'ambito della cultura di origine ellenica, particolarmente radicata in questo territorio. Sono Carpignano Salentino, Cutrofiano e Sogliano Cavour.

Origine storica del Griko

È stato ormai ampiamente dimostrato come il Griko rappresenti una radicata e prolungata rimembranza della dominazione ellenica del Salento, alla quale hanno fatto seguito, nel corso della storia, quella romana e bizantina.
Il dibattito storiografico sulla nascita del Griko come lingua a sé stante è ancora oggi aperto e le ipotesi suggerite sembrano non trovare risposte comuni:. Tra coloro che sostengono una derivazione pura dalla lingua della Magna Grecia e coloro che, invece, collegano maggiormente la diffusione del diletto alle successive influenze bizantine e romanze, risulta difficile stabilire torti e ragioni.
Impossibile poter individuare una successione univoca dei fatti e, a ragione, è preferibile condividere la tesi che inquadra la nascita e la diffusione del Griko, in quanto lingua unicamente orale, lungo un arco temporale prolungato, non facilmente delimitabile e influenzato da afflussi linguistici diversi.
Affrontare lo studio della nascita di una lingua, in effetti, risulta sempre un'operazione difficoltosa che ha a che fare non solo con la filologia, ma anche con l'antropologia e il folklore.
Occorre precisare immediatamente come la penetrazione di una nuova lingua, all'interno di un substrato culturale pre-esistente, si attui come processo graduale e naturale, in maniera diversa a seconda dell'area di propagazione. In altre parole, una lingua viene recepita, impartita, utilizzata e infine assimilata in modo diverso, anche in relazione ai differenti contesti umani. Un centro cittadino, fulcro di attività e scambi, interiorizzerà un nuovo idioma molto più velocemente e radicalmente rispetto, ad esempio, alle zone rurali, territorialmente lontane dalla politica e dal commercio, culturalmente radicate nel folklore e antropologicamente contraddistinte da forti identità collettive.
Il Griko, dunque, pare essere l'ultima testimonianza della dominazione greca del Salento, lingua derivata principalmente da quella della Magna Grecia, alterata dagli innumerevoli influssi dialettali locali e modificata definitivamente dall'occupazione bizantina.
Con il passare del tempo, il dialetto grico vide ridurre notevolmente la propria area di diffusione, diventando fondamentalmente la lingua parlata dai contadini e dai pastori.
In quanto lingua degli umili (che non sapevano scrivere), venne tramandata di padre in figlio, senza mai essere trascritta e strettamente connessa, nell'immaginario collettivo, all'idea di povertà e ignoranza.
La fase di decadenza può essere imputata al periodo delle grandi invasioni e delle lotte che sfociarono nell'Unità d'Italia. Durante il dominio spagnolo, infatti, la massiccia presenza del clero cattolico, che desiderava contrastare fortemente la persistenza della cultura pagana di origine greca, aveva incrinato gravemente la tenuta dell'idioma sul territorio.
Era iniziata, già a quell'epoca, la lenta fase del declino di una lingua destinata drammaticamente a scomparire, inghiottita dal tempo.

Griko: la tradizione che non muore

Eppure, ciò che ha sorpreso maggiormente gli studiosi e che ha sollecitato, nei tempi moderni, un tentativo di recupero del Griko, è stata proprio la sua tenacia nel non lasciarsi dimenticare mai completamente.
Se il merito di ciò derivi più dalla forza di un'unità territoriale molto sentita, come quella dell'entroterra salentino, piuttosto che dalla volontà esplicita di salvaguardare un patrimonio culturale unico, fatto di fiabe, racconti, leggende, proverbi, poesie e canti popolari, resta un mistero difficile da indagare.
Tuttavia ciò a cui si è assistito, a partire dal 1960 ad oggi, è stata un'azione di rivalutazione dell'identità greco-salentina che ha condotto alla fondazione di un apparato amministrativo e culturale ufficiale, allo scopo di riconoscere questa minoranza linguistica nella sua specifica identità.
Quello che inizialmente era sorto come un Consorzio di paesi è diventato dapprima Associazione. Poi, nel 2001, vera e propria Unione dei comuni della Grecia Salentina, organismo a cui spetta il merito di perpetrare, nel tempo, un'identità linguistica che è prima di tutto identità antropologica e culturale; per rivalutarla e aiutarla a rimanere viva nella memoria, in quanto lingua antica che racconta le origini più remote del Salento e che parla di avi, antenati e di "gente con due lingue".
All'Unione della Grecia Salentina si deve, tra l'altro, l'organizzazione de La notte della Taranta, evento che oggi riveste un'importanza decisiva nell'ambito della promozione del territorio e della cultura salentini e che culmina a Melpignano nella grande serata finale.

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